Domande e risposte sulla Ginecologia e infertilità di coppia, Coronavirus e gravidanza

Risponde la Dott.ssa Eleonora Paulii

Ginecologia e infertilità di coppia

1. Quanto tempo si deve aspettare prima di chiedere aiuto se la gravidanza non arriva?

Poiché in media una coppia fertile ha il 20% di probabilità di ottenere una gravidanza ogni mese, più del 50% raggiungerà lo scopo entro 6 mesi e la maggior parte entro un anno. Se non ci sono dati anamnestici di rilievo, in linea di massima si consiglia di ricorrere al medico se dopo 12 mesi di rapporti mirati ancora la gravidanza non arrivasse.

2. Cos’è Il Pap test?

Il test di Papanicolau, dal nome del suo scopritore, o striscio vaginale, è un importante test di screening che viene eseguito su donne sane per diagnosticare quelle alterazioni delle cellule del collo dell’utero, sia di tipo infiammatorio che, se non trattate, potrebbero determinare lo sviluppo di un tumore. Queste lesioni sono curabili con piccoli interventi anche ambulatoriali. Il Pap Test dovrebbe essere eseguito già in giovane età, dopo il primo rapporto sessuale, per proseguire con frequenza annuale fino alla menopausa.

3. Quando andrebbe fatta la prima visita ginecologica?

Se si hanno avuti rapporti sessuali è importante fare una visita all’anno. Se invece non si è attivi sessualmente è opportuno comunque effettuare la prima visita durante la fase della pubertà o negli anni dell’adolescenza.

4. Quanto prima di cercare una gravidanza è necessario interrompere la pillola?

Non c’è una regola precisa: a volte sono necessari alcuni mesi prima che il ciclo si regolarizzi, ma spesso il concepimento può avvenire il mese successivo alla sospensione della pillola. Una gravidanza insorta subito dopo la sospensione della pillola non ha alcun rischio o controindicazione.

5. Cosa succede se si prende la pillola per qualche giorno non sapendo di essere incinta? Nuoce al bambino?

Con le pillole moderne il rischio di problemi malformativi è bassissimo, ed è importante valutare caso per caso.

6. Cosa si intende per “ ciclo regolare”?

Le mestruazioni sono regolari se tra un ciclo e l’altro l’intervallo di tempo varia tra i 26 ed i 34 giorni, con uno scarto che non deve superare i 4 giorni, in più o in meno, tra una mestruazione e l’altra. La possibilità di ovulare ogni mese dall’ovaio di destra piuttosto che da quello di sinistra è assolutamente casuale. Non è detto che le ovaie lavorino a mesi alterni, può infatti capitare che per diversi mesi sia lo stesso ovaio ad ovulare.

7. É vero che la fertilizzazione in vitro aumenta il rischio di malformazioni?

Attualmente non è dimostrato I bambini nati mediante l’impiego di tecniche di procreazione medicalmente assistita abbiano un rischio aumentato di sviluppare anomalie congenite. Esiste un rischio di anomalie congenite in tutte le gravidanze del 2-3% e benché le tecniche di fecondazione in vitro non garantiscano una protezione dall’avere dei neonati affetti da patologia, non aumenta questo tipo di rischio.

8. É vero che la donna é meno fertile quando invecchia?

SI. Si stima che una donna di 25 anni senza alcuna patologia impieghi circa 2-3-mesi per ottenere una gravidanza rispetto ai 6 mesi che necessitano ad una donna di circa 35 anni. Allo stesso modo studi sulle tecniche di inseminazione artificiale con seme di donatore riportano un tasso di successo pari all’11% mensile per donne di 25 anni che si riduce al 6,5% per le donne di 35 anni o più.

9. Per quanti giorni al mese una donna si può considerare fertile?

Gli spermatozoi mantengono la loro maggior capacità fecondante per circa 48 ore dopo l’eiaculazione e la cellula uovo può essere fecondata per circa 24 ore dopo l’ovulazione, si può quindi considerare che il periodo fertile è di 3 giorni circa (più o meno tra il 12° ed il 15° giorno in un ciclo di 28).

10. Cos’è l’ ovaio policistico?

Il termine ovaio policistico si riferisce ad un particolare aspetto dell’organo. In genere si tratta di ovaie leggermente più grandi del normale con la superficie esterna ricoperta da numerose piccolissime cisti “a corona di rosario”. Non si tratta necessariamente di una patologia, spesso però questo tipo di ovaio produce ormoni maschili in eccesso causando irregolarità del ciclo mestruale, problemi di acne o peli superflui.

11. Che cos’é il varicocele: può essere causa d’infertilità?

Il varicocele è una dilatazione delle vene spermatiche che circondano il testicolo, è una patologia più frequente a sinistra e la si riscontra nel 10% circa degli uomini, nella maggioranza dei casi è del tutto asintomatico. Può essere diagnosticata durante una visita andrologica quando il paziente sta in piedi ed è avvertito come un leggero rigonfiamento al di sotto del testicolo. La teoria più ampiamente accettata per spiegare la correlazione tra varicocele ed infertilità è relativa all’innalzamento della temperatura: l’aumento di flusso ematico nello scroto dovuto alla presenza di queste varicosità determina un innalzamento della temperatura dei testicoli (normalmente di 1° c inferiore a quella del corpo). Non esistono prove comunque per supportare questa spiegazione ed inoltre molti specialisti non sono affatto convinti della correlazione tra varicocele e sterilità visto che questa patologia è molto frequente in uomini con liquido seminale assolutamente normale.

12. É possibile che le tube siano aperte, ma non funzionino correttamente?

SI. La pervietà tubarica è indispensabile perché i gameti maschile e femminile si possano incontrare. La funzione della tuba non si limita però ad essere solo un canale di collegamento, ma tramite movimenti della sua posizione terminale e delle ciglia che rivestono il suo interno, recupera ovocita e spermatozoo permettendone l’incontro e una volta avvenuta la fertilizzazione sospinge l’embrione verso la cavità uterina. Nel caso quindi la tuba per lesioni infiammatorie o meccaniche perda la sua funzione mobile la sola pervietà non garantisce la fertilità.

13. Che cos’è l’endometriosi?

L’endometriosi è una patologia che colpisce donne in età fertile, dovuta alla presenza di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina, normale sede di localizzazione di questo tessuto. Pur localizzandosi in sedi anomale, il tessuto endometriale delle isole endoemtriosiche, subisce le normali variazioni ormonali del ciclo mestruale, aumentando di volume e sfaldandosi. L’esito di questo processo, a seconda della sede di sviluppo, può provocare: dolori durante la mestruazione (dismenorrea), dolore ai rapporti sessuali (dispareunia), formazione di aderenze, formazione di cisti e produzione di sostanze tossiche per i gameti. La patologia endometriosica rappresenta circa il 20% dei casi di sterilità femminile.


Gravidanza

1. Rischio di toxoplasmosi, listeriosi e parassitosi in gravidanza

È importante inoltre, per ridurre al minimo il rischio di toxoplasmosi, listeriosi e altre parassitosi, infezioni, intossicazioni, tossinfezioni alimentari e assunzione di tossine grosse quantità di inquinanti seguire alcune regole fondamentali:

  • Lavare accuratamente frutta e verdura
  • Evitare il consumo di insaccati (bresaola, salame, prosciutto crudo etc.)
  • Limitare a un solo pasto settimanale i grossi pesci (tonno, pesce spada, palombo, verdesca e altri squali)
  • Evitare il consumo di funghi
  • Fare attenzione allo stato di conservazione della frutta secca, soprattutto di derivazione estera
  • Curare l'igiene per esempio evitando il contatto con animali nell'ambiente della cucina
  • Non mangiare carne e pesce crudi o non totalmente cotti: carpaccio, sushi, salumi etc.
  • Evitare i formaggi molli, semi-molli, con crosta o erborinati (gorgonzola, etc.)
  • Non assumere mai cibi conservati in frigorifero per più di un giorno o due, oppure scaduti anche se apparentemente ancora commestibili;
  • Evitare le conserve di produzione familiare (anche sottoli, sottaceti etc.)
  • Evitare il latte crudo acquistato dai distributori o dall'allevatore (consumare solo previa bollitura)
  • Evitare uova casalinghe soprattutto crude o poco cotte
  • Evitare troppe bevande che contengono caffeina
  • Eliminare il consumo di alcol.
2. Perché bisogna prendere l’acido folico in gravidanza e per quanto tempo?

L’acido folico è una vitamina fondamentale che riduce il rischio di malformazioni fetali, tra le quali la spina bifida. Idealmente dovrebbe essere assunto già da 2-3 mesi prima del concepimento, fino al terzo mese di gravidanza. Dopo il terzo mese è meno utile, per quanto solitamente vengono consigliati integratori vitaminici che comprendono l’acido folico.

3. Si può rimanere incinta durante l’allattamento? Si può prendere la pillola?

Anche durante l‘allattamento si può rimanere in gravidanza: se non si allatta l’ovulazione può comparire già dopo 6 settimane dal parto, mentre se si allatta di solito non avviene prima di 8 settimane. Non è comunque opportuno basarsi sull’allattamento come anticoncezionale perché è sempre possibile rimanere gravide! Esistono diversi anticoncezionali che possono essere utilizzati durante il periodo dell’allattamento, quali i tipici mezzi di barriera (condom o diaframma ad esempio) oppure la pillola a base di progesterone, i contraccettivi orali estroprogestinici “classici” sono controindicati mentre si allatta.

4. C’è un momento della gravidanza in cui è necessario interrompere i rapporti e se si quale?

Se la gravidanza procede regolarmente non c’è alcun bisogno di interrompere i rapporti sessuali, che al contrario hanno un effetto benefico sia sulla donna che sulla vita di coppia.

5. Corretta alimentazione in gravidanza

Gestire l'alimentazione in gravidanza significa prestare attenzione alla quantità e alla qualità dei cibi, nonché alla ripartizione dei pasti effettuati, durante tutti e nove i mesi di gestazione, evitando gli eccessi, sfatando il luogo comune per cui risulti necessario “mangiare per due”, o al contrario, “affamarsi” anteponendo preoccupazioni di carattere puramente estetico al benessere proprio e del bambino. In gravidanza è necessario stabilire a propri il corretto introito di tutti i nutrienti necessari al corretto sviluppo e al benessere del nascituro. Naturalmente, in questo contesto, saranno preziosi, talvolta indispensabili, l'aiuto e la competenza degli operatori – dal ginecologo all'ostetrica, fino al nutrizionista.

6. Di quanti chili si aumenta in gravidanza?

L’aumento di peso in gravidanza è dipendente dal peso di partenza: se una persona è sottopeso può aumentare da 12 a 16-17 kg; se normopeso tra 11 e 13 kg; se in sovrappeso tra i 7 e gli 10 kg; mentre le persone obese non dovrebbero aumentare più di 6 kg.

7. Da che mese si iniziano a sentire i primi movimenti del bambino?

La settimana varia a seconda che si parli della prima gravidanza o di gravidanze successive alla prima. Nella prima gravidanza i movimenti si iniziano a sentire dalla 20-22 settimane circa. In caso di gravidanze successive alla prima si possono sentire anche dalla 18-20 settimana. I movimenti diventano più evidenti con il passare delle settimane e sono garanzia di benessere fetale. È importante ricordare che il feto ha episodi di sonno e di veglia, che non necessariamente corrispondono a quelli materni. Non c’è da sorprendersi, quindi, se durante la notte il feto è sveglio e si muove, mentre durante alcune ore del giorno il feto dorme e sta fermo. Con il proseguire della gravidanza la mamma sarà in grado di conoscere il comportamento del proprio bambino e le sue caratteristiche. Una netta riduzione dei movimenti, soprattutto dopo la 32-33 settimana dovrebbe indurre ad un controllo medico.

8. A che cosa serve l’ecografia tridimensionale?

L’ecografia tridimensionale (3D) consiste nella ricostruzione e visualizzazione di ‘volumi’ ecografici di una determinata struttura del feto, ottenuti mediante l’analisi computerizzata di numerose scansioni bidimensionali (2D).

L’ecografia quadridimensionale (4D) è un’ulteriore evoluzione che consente di visualizzare volumi in movimento (la quarta dimensione è il tempo): ad esempio è possibile vedere una mano del feto mentre si muove, il volto fetale durante uno sbadiglio, un sorriso, ecc.

Tutta la tecnologia dell’ecografia 3D e 4D è basata sull’impiego di ultrasuoni – come nell’ecografia tradizionale bidimensionale – e quindi non comporta rischi o effetti collaterali aggiuntivi. La diagnosi ecografica standard ad oggi viene eseguita con l’ecografia bidimensionale e il 3D e 4D rimangono metodiche aggiuntive che servono per rendere riconoscibile dai genitori il volto fetale. Solo in presenza di particolari malformazioni (ad es. la labio-palatoschisi o ‘labbro leporino’ e alcune malformazioni della colonna vertebrale) è possibile aggiungere informazioni per un migliore inquadramento diagnostico.

9. Ci si può tingere i capelli in gravidanza?

In gravidanza e soprattutto nel primo trimestre è opportuno evitare che il cuoio capelluto venga a contatto con prodotti chimici come i coloranti per capelli. Non ci sono studi precisi a riguardo, pertanto è consigliata la prudenza. I colpi di sole e l’uso di prodotti che non sono applicati direttamente sul cuoio capelluto si possono tollerare meglio.

10. Si può fare qualcosa durante la gravidanza per evitare lacerazioni durante il parto (esercizi, olii o simili)?

Le lacerazioni del parto dipendono dalla grandezza e posizione del bambino, dalla dinamica del parto stesso e dal tipo di genitali materni. Sono implicati quindi molti fattori e non tutti modificabili o prevenibili. In ogni caso è opportuno controllare la crescita del bambino e seguire le indicazioni dietetiche o terapeutiche in caso di diabete gestazionale. È utile seguire i corsi pre-parto per conoscere le varie fasi del parto e le caratteristiche delle contrazioni uterine. Alcuni esercizi posturali possono aiutare il feto ad assumere una corretta posizione, ma non possono prevenire del tutto le lacerazioni. Una buona assistenza ostetrica al parto è comunque indispensabile per ridurre il rischio di danni al perineo e lacerazioni. Non esistono olii o creme che possano ridurre le lacerazioni del parto.


Coronavirus e gravidanza

(Fonte Sismer, Basato sulle raccomandazioni del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists)
1. Quali effetti può avere il coronavirus su una donna in gravidanza?

In base ai dati disponibili, le donne in gravidanza non sembrano essere soggette a maggiori problematiche rispetto alla popolazione adulta sana in caso di infezione da coronavirus. È ipotizzabile che la maggior parte delle pazienti in gravidanza infette presentino sintomi influenzali leggeri o moderati. Sintomi più gravi, come la polmonite, infatti, sembrano essere più comuni nella popolazione anziana o in soggetti affetti da patologie croniche. In presenza di sintomi che facciano sospettare un’infezione da Coronavirus (febbre >37.5°C, tosse, difficoltà respiratorie), è consigliabile contattare telefonicamente il proprio medico o i numeri di emergenza dedicati per ottenere maggiori informazioni sui comportamenti da adottare.

2.Le donne in gravidanza sono una categoria più vulnerabile?

A titolo precauzionale, le donne in gravidanza sono considerate soggetti più vulnerabili, e sono quindi raccomandati l’isolamento e la limitazione dei contatti. Questo perché, sebbene non vi siano dati relativi a un maggior rischio, non sono noti tutti i potenziali effetti che il virus potrebbe causare sull’organismo di una donna in gravidanza.

3. Quali effetti può avere il coronavirus sul mio bambino in caso io contragga l’infezione?

Trattandosi di un nuovo tipo di virus, non disponiamo di molti dati a riguardo.

Tuttavia, in base alle conoscenze attuali, il virus non sembra aumentare il rischio di aborto e non risultano casi di trasmissione dalla madre al feto durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale). Gli esperti ritengono improbabile che il virus possa causare problemi nello sviluppo del feto e ad oggi non risultano casi di questo tipo. (sismer)

4. Posso trasmettere il virus al bambino?

Al momento non esistono molti dati a riguardo, ma sulla base dell’evidenza disponibile gli esperti ritengono altamente improbabile la trasmissione del virus dalla madre al bambino durante la gravidanza o il parto.

5. Il mio bambino sarà sottoposto al test per il coronavirus?

Si, in caso di positività (sospetta o confermata) della madre.

6. Cosa posso fare per ridurre il rischio di contrarre il corona virus?

È fondamentale seguire le istruzioni delle autorità sanitarie, in particolare:

  • Lavare spesso le mani con acqua e sapone o con gel a base alcolica
  • Evitare il contatto ravvicinato con altre persone
  • Non toccare occhi, naso e bocca con le mani
  • Coprire bocca e naso con fazzoletti monouso o con la piega del gomito in caso di starnuti o tosse
  • Non assumere farmaci senza la prescrizione del medico
  • Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol

In caso di dubbi, chiamare il medico o i numeri di emergenza dedicati.
Tali raccomandazioni dovrebbero essere seguite con particolare attenzione dalle donne nel terzo trimestre di gravidanza.

7. Posso recarmi alle visite e ai controlli in gravidanza?

È molto importante sottoporsi ai controlli in gravidanza e ai controlli post parto alle scadenze previste. Se vi sentite bene, potete recarvi normalmente alle visite mediche adottando opportune precauzioni (rispettare le distanze di sicurezza, preferire mezzi privati a quelli pubblici, utilizzare dispositivi di protezione, etc.).

È possibile mantenersi in contatto telefonicamente con i propri specialisti di riferimento per programmare i controlli o per le consulenze che non richiedono una visita di persona.

Per limitare l’accesso alle strutture sanitarie, è possibile che vi sia richiesto di recarvi da sole alle visite.

In presenza di sintomi che facciano sospettare un’infezione da Coronavirus, è necessario contattare il proprio medico per riprogrammare le visite al termine del periodo di isolamento raccomandato. Se siete in gravidanza e sospettate di avere avuto contatti con una persona potenzialmente infetta, è necessario contattare il proprio medico o i numeri di emergenza dedicati per indicazioni sul comportamento da adottare.

In caso di problemi in gravidanza non legati al coronavirus, è necessario contattare il ginecologo di riferimento per concordare la procedura da seguire.

8. Come devo comportarmi in caso di sintomi o di sospetta esposizione al virus?

Se siete in gravidanza, in presenza di sintomi che facciano sospettare un’infezione da Coronavirus (febbre >37.5°C, tosse, difficoltà respiratorie), è consigliabile contattare telefonicamente il proprio medico o i numeri di emergenza dedicati per ottenere maggiori informazioni sui comportamenti da adottare. Vi consigliamo inoltre di informare il vostro ginecologo di riferimento e/o il reparto maternità presso cui siete in carico.

9. Cosa devo fare in caso di positività al coronavirus?

In caso di positività al coronavirus, è necessario informare subito il vostro ginecologo di riferimento e/o il reparto maternità presso cui siete in carico.

In assenza di sintomi, o in presenza di sintomi lievi, dovrete restare in isolamento domiciliare. In presenza di sintomi più gravi, potrebbe rendersi necessario il ricovero ospedaliero.

10. Come devo comportarmi se entro in travaglio durante l’isolamento domiciliare?

In caso di travaglio durante l’isolamento domiciliare, è consigliabile contattare immediatamente il ginecologo di riferimento e/o il reparto maternità presso cui siete in carico menzionando l’infezione da coronavirus (sospetta o confermata). Se i sintomi sono lievi, vi verrà consigliato di rimanere in casa nella fase iniziale del travaglio. Vi verranno poi date indicazioni su come e quando raggiungere l’ospedale.

11. L’infezione da corona virus (sospetta o confermata) può influire sul parto?

Al momento non esistono dati che indichino che non si può partorire spontaneamente e che il cesareo sia preferibile in caso di infezione da coronavirus (sospetta o confermata). Tuttavia, in caso di difficoltà respiratorie che rendano necessario far nascere il bambino nel più breve tempo possibile, è raccomandata l’effettuazione del cesareo. Il parto in acqua è sconsigliato in caso di infezione da coronavirus (sospetta o confermata).

Non ci sono dati che sconsiglino il ricorso all’epidurale in caso di infezione da coronavirus (sospetta o confermata).

12. Posso allattare al seno il mio bambino in caso di infezione da coronavirus (sospetta o confermata)?

Si, in quanto al momento non esiste evidenza che il virus possa essere trasmesso attraverso il latte materno. Inoltre, l’allattamento al seno comporta numerosi benefici per il sistema immunitario del neonato.

In caso di infezione da coronavirus della madre (sospetta o confermata), però, al momento dell’allattamento si devono adottare opportune precauzioni:

  • Lavare accuratamente le mani prima di toccare il bambino, il tiralatte e o il biberon
  • Utilizzare una mascherina durante l’allattamento
  • Lavare e igienizzare accuratamente il tiralatte e il biberon dopo l’uso
  • Considerare la possibilità di tirare il latte e lasciare che sia una persona sana a darlo al bambino utilizzando un biberon



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